Gli architetti in Spagna vivono una crisi mai vista. Quasi la metà è
disoccupata, in migliaia hanno lasciato il paese. L’ordine e il
sindacato ora provano a ridefinire l’immagine della professione e
aprire nuovi scenari di lavoro.
E’
stato un annuncio di lavoro pubblicato sul sito dell’ordine di
Madrid a fine anno, a fare traboccare il vaso: uno studio “rinomato
a livello internazionale“ cercava un direttore con 10-15 anni di
esperienza, richiesti capacità tecniche, accademiche e linguistiche,
nonché disponibilità a lavorare nei weekend e durante le feste e
entusiasmo professionale - il tutto per un salario lordo tra o 15.000
e 24.000 euro l’anno. Gli architetti si sono ribellati, denunciando
ai media queste condizioni di lavoro, oramai di norma. E ora si
stanno organizzando anche con un sindacato. Ma la crisi economica non
è l’unica responsabile della misera della categoria: decenni di
“pensiero d’élite”, in cui ogni città voleva il suo Gheri,
hanno deformato l’immagine professionale ad uno star system che
pensa soltanto a far colpo con edifici sfarzosi e spettacolari,
inseguito dagli stessi architetti. Si tratta ora di ripensare la
propria identità professionale in accordo con un impegno sociale,
occupandosi di ristrutturazioni e risanamenti, risparmiando sui
costi, organizzandosi in studi multi-professionali e facendo una
buona architettura a buon mercato.
[si ringrazia Susanne Portmann per il sunto dell'articolo]
ARTICOLO ORIGINALE (tedesco)
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