martedì 21 febbraio 2012

MADRID - Rimetterci mano da sé. Gli architetti spagnoli cercano vie d’uscite dalla crisi.


Neuer Zürcher Zeitung / 16.feb.2012 / di Brigitte Kramer
Gli architetti in Spagna vivono una crisi mai vista. Quasi la metà è disoccupata, in migliaia hanno lasciato il paese. L’ordine e il sindacato ora provano a ridefinire l’immagine della professione e aprire nuovi scenari di lavoro.
E’ stato un annuncio di lavoro pubblicato sul sito dell’ordine di Madrid a fine anno, a fare traboccare il vaso: uno studio “rinomato a livello internazionale“ cercava un direttore con 10-15 anni di esperienza, richiesti capacità tecniche, accademiche e linguistiche, nonché disponibilità a lavorare nei weekend e durante le feste e entusiasmo professionale - il tutto per un salario lordo tra o 15.000 e 24.000 euro l’anno. Gli architetti si sono ribellati, denunciando ai media queste condizioni di lavoro, oramai di norma. E ora si stanno organizzando anche con un sindacato. Ma la crisi economica non è l’unica responsabile della misera della categoria: decenni di “pensiero d’élite”, in cui ogni città voleva il suo Gheri, hanno deformato l’immagine professionale ad uno star system che pensa soltanto a far colpo con edifici sfarzosi e spettacolari, inseguito dagli stessi architetti. Si tratta ora di ripensare la propria identità professionale in accordo con un impegno sociale, occupandosi di ristrutturazioni e risanamenti, risparmiando sui costi, organizzandosi in studi multi-professionali e facendo una buona architettura a buon mercato.
[si ringrazia Susanne Portmann per il sunto dell'articolo]

ARTICOLO ORIGINALE (tedesco)

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