UN ERSATZ
di Horacio Verbitsky
En PAGINA/12 (quotidiano stampato argentino dal 1987)
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Tra le centinaia di telefonate ed e-mail ricevute, ne scelgo una. "Non ci posso credere. Sono così sconvolta e arrabbiata, non so cosa fare. (Bergoglio) ha ottenuto quello che voleva. Mi sembra di vedere Orlando che qualche anno fa diceva Bergoglio vuole diventare Papa. E' la persona giusta per riempire il marciume. E' esperto di copertura. Il mio telefono continua a squillare, Fito mi ha detto piangendo." Lettera firmata da Graciela Yorio, sorella del sacerdote Orlando Yorio, che ha denunciato Bergoglio come responsabile del suo rapimento e la tortura che ha sofferto per cinque mesi del 1976. Fito è in il soprannome di Adolfo Yorio, chi ha il cuore a pezzi, ed è fratello di Orlando Yorio. Adolfo e Graciela hanno trascorso molti anni della loro vita per perseguire le accuse di Orlando, un teologo e sacerdote morto nel 2000. Tre anni fa, il loro demone era stato nominato Arcivescovo di Buenos Aires.
Orlando Yorio non arrivò a sentire le dichiarazioni di Bergoglio dinanzi al Tribunale Federale nel mese di maggio (2012). In questa ocassione Bergoglio ha detto che ha scoperto da poco l'esistenza di bambini dati in adozione dopo la fine della dittatura (nota di traduzione: figli di desaparecidos). Ma la Corte Federale, che decide sul caso giudiziario sul piano di adozione sistematica dei bambini dei desaparecidos, nel mese di giugno ha ricevuto documenti dai quali risulta che nel 1979 Bergoglio era ben consapevole ed è intervenuto in almeno un caso su richiesta del superiore generale, Pedro Arrupe. Dopo aver sentito la storia della famiglia di Elena de la Cuadra, rapita nel 1977 quando era al quinto mese di gravidanza, Bergoglio ha consegnato una lettera al vescovo ausiliare di La Plata, Mario Picchi, chiedendogli di intercedere presso il governo militare. Picchi scoprì che Elena aveva dato alla luce una bambina, che è stata data ad un'altra famiglia. "Il matrimonio che l'ha adottata è una famiglia per bene e ormai non si può tornare indietro", ha detto alla famiglia di Elena. Affermando per scritto nel caso giudiziario della ESMA (Scuola della Marina Argentina), riguardo il sequestro di Yorio e del gesuita Francisco Jalics, Bergoglio disse che negli archivi episcopali non vi erano documenti sui desaparecidos. Ma chi gli succedette, suo attuale presidente, José Arancedo, ha inviato copia al Giudice Martina Forns del documento (che ho pubblicato qui nel giornale) riguardo l'incontro con il dittatore Videla ed i vescovi Raul Primatesta, Juan Vicente Aramburu e Zazpe, nella quale parlarono con franchezza straordinaria su che cosa si poteva dire e cosa no riguardo i desaparecidos, perché Videla voleva proteggere chi li ha uccisi. Nel suo libro Iglesia y Dictadura (Chiesa e dittatura, in Italia pubblicato da ed.EMI), Emilio Mignone ha citato come il paradigma dei "pastori che hanno dato le pecore al loro nemico senza difenderli nè salvarli." Bergoglio mi ha detto che in una delle sua prima messe da arcivescovo avvistò Mignone e cercò di avvicinarsi a lui per dare spiegazioni, ma il presidente fondatore del CELS alzò la mano per dire di non avvicinarsi (nota di traduzione: il CELS è il Centro di studi legali e sociali, ONG che raccoglie i documenti sui desaparecidos e fornisce supporto alle famiglie).
Non sono sicuro che Bergoglio è stato scelto per coprire il marciume che ha ridotto all'impotenza Joseph Ratzinger. La lotta interna della curia romana segue una logica imperscrutabile tale che i fatti più scuri possono essere attribuiti allo spirito santo, sia che si tratti delle operazioni finanziarie della Banca Vaticana, che sono state escluse dal clearing internazionale perché viola le norme internazionali per il controllo del lavaggio di denaro, o sia che si tratti dei casi di pedofilia in quasi tutti i paesi del mondo, che Ratzinger nascondete dal Santo Ufficio, chiedendo anche perdono in quanto pontefice. Nemmeno mi sorprendebbe se, pennello in mano, Bergoglio intraprendesse una crociata moralistica di sbiancamento delle tombe apostoliche.
Ma quello di cui sono certo è che il nuovo vescovo di Roma sarà un Ersatz, la parola tedesca per la quale nessuna traduzione fa onore, un sostituto di qualità inferiore, come l'acqua con la farina che le madri indigenti utilizzano per ingannare le pance dei loro figli. (…) Nella sedia apostolica non sederà un francescano vero, ma un gesuita chiamato Francisco, come il poverello di Assisi. Un'amica argentina mi scrive agitata da Berlino che i tedeschi, che non conoscono la sua storia, dicono che il nuovo papa è pro-terzomondo. Bella confusione.
La sua biografia è quella di un populista conservatore, come quella di Pio XII e Giovanni Paolo II: inflessibili sulle questioni dottrinali, ma con l'apertura al mondo, e in particolare verso le masse espropriate. Quando si leggerà la sua prima messa su una strada a Trastevere o nella Stazione Termini e parlerà degli sfruttati e prostituiti contro l'insensibilità dei potenti che chiudono il loro cuore a Cristo, quando i giornalisti amici suoi dicano che ha viaggiato con la metropolitana o con l'autobus (…) forse alcune persone delireranno per l'agognato rinnovamento della chiesa. Nei tre decenni in cui Bergoglio condusse la Arcidiocesi di Buenos Aires, fece tutto questo e altro ancora. Ma al tempo stesso cercò di unificare l'opposizione politica contro il primo governo che in molti anni ha adottato una politica sociale a favore proprio di di questi settori, accusando il governo di essere conflittuale perché doveva lottare per l'appunto con quei potenti rimproverati in altri discorsi.
Ora è possibile farlo su un'altra scala, il che non significa dimenticare l'Argentina. Si Pacelli ricevette un finanziamento della intelligence degli Stati Uniti per sostenere la democrazia cristiana e impedire la vittoria comunista nelle prime elezioni nel dopoguerra, e se Wojtyla è stato l'ariete che ha aperto il primo foro nel muro europeo, il Papa argentino potrà compiere lo stesso ruolo in Latinoamerica. La sua passata appartenenza alla Guardia de Hierro (movimento nazional-fascista romeno), il discorso populista che sa ben fare e non ha dimenticato, e con il quale potrebbe assumere cause storiche come quella della isole Falkland (territorio d'oltremare del Regno Unito ma reclamizzato dall'Argentina), permettono di condurre l'orientamento di tale processo, per mettere tra virgolette gli sfruttatori e predicare mansuetudine agli sfruttati.
[traduzione: Andrés Gallo]
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