Neue Zürcher
Zeitung / 18.feb.2012 / di Angela
Schader
Escono in tedesco due
romanzi del keniano Ngugi
wa Thiong'o.
E dei bei sogni del Kenia in questi libri rimane
poco. Il
suo ultimo, voluminoso romanzo, è una satira amara sul culto del
potere e la corruzione.
Ci fu grande agitazione, quando nell’ottobre 2010,
quest’autore keniano all’improvviso figurò nella lista dei
bestseller di Ladbrokes, annunciatrici dei premi Nobel per la
letteratura. Per anni come possibile vincitore africano, si è
parlato del somalo Nuruddin Farah, dato che per Chinua Achebe,
anzianissimo doge del romanzo africano, ci sono oramai poche
speranze. L’apparire del nome di Ngugi wa Thiong'o in suddetta
lista, potrebbe infatti aver indotto l’editore Peter Hammer a fare
questa nuova edizione di “Petals of blood” del 1977, come la casa
editrice A1, a proporre “Il signore dei corvi” in tedesco.
Ngugi wa Thiong'o è nato
nel 1938 a Kamiriithu nel distretto centrale keniano di Kiambu. Suo
padre perse le proprietà in base all’ British Imperial Act del
1915 e si dette all’alcool, costringendo la madre ad abbandonarlo
per i maltrattamenti subiti. La presenza di questa donna si iscriverà
nell’opera di Ngugi quanto lo spirito del movimento per
l‘indipendenza assorbito a scuola e il fuoco rivoluzionario
respirato nella cerchia del fratello maggiore. Mentre lo scettiscismo
lo vaccinerà invece da giovane, per le esperienze ambivalenti
vissute durante la guerra d’indipendenza del Kenia, degenerato a
una guerra tra fratelli, tra i guerriglieri Mau-Mau e i nativi “home
guards” affiliati al governo coloniale britannico.
Ngugi pubblicò il suo
primo libro in inglese e con il nome cristiano di James; alla fine
degli anni ‘70 iniziò a redigere i suoi pezzi per il teatro e
romanzi in lingua Kikuyu, per avvicinarsi al pubblico locale. Il che
gli valse prigionia e l’esilio.
In „Petals of blood“,
affreschi di un passato africano idillico, postulano l’innocenza
africana per il presente postcoloniale; ma il romanzo, ambientato nei
primi anni dell’indipendenza, documenta contemporaneamente una
coscienza impietosa per il fallimento della nuova élite nera, che
non risparmia il protagonista del romanzo.
[si ringrazia Susanne Portmann per il sunto dell'articolo]